Lungi da me l'idea di beatificarlo,
anche perchè fra l'altro, Osvaldo Bagnoli (Milano, 3 luglio 1935), è vivo, vegeto e intellettualmente ancora più che brillante. Però
sentire paralleli fra il Verona attuale e la grande squadra da lui
costruita (o forse meglio sarebbe dire assemblata) con la pazienza
degli artigiani, mi fa pensare che si è perso il senso delle
proporzioni. Non so quanto durerà ancora in campionato l'Hellas di
Mandorlini, magari arriverà anche in fondo al torneo nelle prime 7-8
posizioni, ma non è nemmeno parente di quel meccanismo perfetto che
il "Mago della Bovisa" costruì, pezzo dopo pezzo e
movimento dopo movimento, dal 1981-82 in poi.
Che era un altro calcio, lo abbiamo già
detto. Ma è giusto ribadirlo. E per capire cosa fosse e come nacque
quel Verona andiamo alle origini.
Estate 1981. Il Verona ha appena
ottenuto in B una salvezza abbastanza sofferta con Giancarlo Cadè
(di lui abbiamo parlato pochi post fa. Qui). C'è da rifondare, e per
puntare alla promozione viene chiamato il tecnico che ha appena
riportato in A il Cesena. Bagnoli, appunto, che all'epoca ha 46 anni,
e (non è un fattore decisivo, ma aiuta), aveva giocato a Verona
nella sua carriera passata di calciatore.
La rosa che trova è questa che segue.
In neretto ci sono i giocatori che resteranno fino allo scudetto; in
rosso quelli ceduti all'arrivo del mister.
Portieri:
Paolo Conti e Franco Paleari
Difensori:
Carmine Gentile, Mauro Joriatti, Emidio Oddi, Tazio
Roversi, Roberto Tricella, Sergio Guidotti
Centrocampisti:
Adriano Fedele, Fabio Ferri, Walter Franzot, Francesco
Guidolin, Giacomo Piangerelli, Gabriele Valentini
Attaccanti:
Luigi Capuzzo, Nicola D'Ottavio, Stefano Rebonato, Enzo Scaini,
Nerio Ulivieri, Luciano Venturini
Siamo in un'epoca in cui difficilmente
le rose delle squadre vengono rivoluzionate, ma in estate il Verona
fa un giro di valzer da calcio moderno.
Ecco la rosa 1981-82
Portieri:
Claudio Garella e Aldo Vannoli
Difensori:
Alberto Cavasin, Sergio Guidotti, Franco Ipsaro Passione, Giuseppe
Lelj, Emidio Oddi, Roberto Tricella
Centrocampisti:
Antonio Di Gennaro, Adriano Fedele, Francesco Guidolin,
Mauro Marmaglio, Carlo Odorizzi, Giacomo Piangerelli, Pierluigi
Valente
Attaccanti:
Sauro Fattori, Mauro Gibellini, Luigi Manueli, Domenico Penzo.
Consuntivo: 13 acquisti e 14 cessioni,
rifatti completamente il reparto portieri e l'attacco.
Come si vede, la costruzione della
squadra che vincerà lo scudetto comincia quell'anno, con una
costante: il recupero e la valorizzazione di elementi scartati dalle
grandi squadre. Quando Bagnoli arriva, in rosa, di quello che saranno i futuri Campioni
d'Italia ha solo il giovane libero Tricella, scartato dall'Inter. In
estate arrivano il portiere Garella (che in quel momento è
soprannominato "Paperella" per la sua tendenza alle
topiche), e il centrocampista Di Gennaro, elemento dotato di
geometrie, ma scartato dalla Fiorentina, che sta assemblando una squadra di vertice (arriverà seconda con molti rimpianti) e non ha tempo di attenderne la maturazione. La differenza però la faranno la grande annata
del capitano Guidolin (9 reti da centrocampista puro) e la qualità
del reparto offensivo: Penzo (16), Gibellini (13) e Fattori (5) segneranno 34 gol in tre. Mica poco. La squadra prende la testa insieme
alla Sampdoria e non la molla più, anzi vince la B con un turno di
anticipo e mostrando un gioco di grande qualità.
A questo punto c'è il problema di
costruire la squadra per la A: Bagnoli finora ha fatto nella massima
serie solo una stagione, a Como, nel 1975-76. Inizialmente 'secondo'
di Cancian, aveva preso la squadra all'esonero del tecnico e non era
riuscito a salvarla da una retrocessione che peraltro era già quasi
certa.
Si lavora per integrare la rosa e la
scelta cade su elementi che abbiano due caratteristiche: hanno già
conosciuto la A, quindi hanno esperienza di categoria, e sono stati
scartati dalle rispettive squadre, dunque sono desiderosi di
rilanciarsi. Arrivano così l'estrosa ala Fanna dalla Juve, l'anziano
mediano Guidetti dal Napoli, l'incostante (e un po' viveur) terzino
Marangon dalla Roma, l'interditore Volpati dal Brescia, e il dinamico
interno Sacchetti, reduce da un secondo posto con la Fiorentina. Sono
tutti giocatori che potremmo definire "di fascia media":
Fanna, Sacchetti, Marangon e Guidetti sono stati tutti, con più o
meno presenze, nazionali giovanili, Volpati è un giocatore di
rendimento.
Per il salto di qualità, ci sono gli
stranieri. in difesa Bagnoli non si fida ancora al cento per cento di
Tricella e vorrebbe affidare la guida del reparto a un leader di
provato livello internazionale: la scelta cade sul polacco Zmuda; come secondo straniero, Bagnoli vorrebbe un regista classico, e ai dirigenti chiede l'argentino Ardiles, che però è fuori portata. Così alla fine non viene ingaggiato un regista, ma un fantasista: il brasiliano Dirceu, anziano, ma micidiale
sui calci piazzati e di classe comprovata. In realtà di straniero il
Verona ne avrà di fatto uno soltanto: Zmuda si infortuna in
precampionato e sarà sostituito dall'anziano Spinosi, che farà coppia centrale proprio col giovane Tricella. Il Verona
parte male, perde in casa con l'Inter e all'Olimpico con la Roma, ma
Bagnoli trova la quadratura e con un assetto a una sola punta
(Penzo), una rarità per l'epoca, ma molto funzionale grazie ai tagli
di Fanna e alle conclusioni da fuori di Dirceu, e conduce la squadra al 4°
posto finale, miglior risultato di sempre (fino ad allora) che schiude
orizzonti europei, e alla finale di Coppa Italia, persa contro la
Juve. In realtà, il Verona 1982-83 è una squadra molto funzionale, ma non congrua alle idee tattiche di Bagnoli, tecnico che preferisce giocare con due punte (di solito una forte fisicamente e una più agile), e senza il trequartista. Non è dunque un caso, che a fine anno, in accordo con il tecnico, la dirigenza decida di variare gli assetti, cedendo Dirceu, e lasciando partire Penzo, richiesto dalla Juventus, che cede in cambio Galderisi. Al posto del brasiliano, per completare idealmente l'assortimento offensivo, viene ingaggiato lo scozzese Jordan, che dovrebbe essere il centravanti d'area.
A completare l'attacco, l'agile Iorio, che nei piani di Bagnoli dovrebbe essere l'alternativa a Galderisi nelle gare interne, oppure affiancare il piccolo centravanti laddove serve il contropiede. In realtà. Jordan non convince e viene presto soppiantato da Iorio. Ne esce fuori un verona di 'fanteria leggera', dunque costretto a puntare principalmente sul contropiede, e anche se alcuni innesti come i marcatori Ferroni e Fontolan e il centrocampista Bruni sono tasselli di notevole importanza, il fatturato di reti non è ottimale. La manovra offensiva non è ancora quella che Bagnoli vorrebbe: il ventaglio di soluzioni non è abbastanza ampio. Alla vigilia la critica aveva tacciato i dirigenti di avere indebolito l'organico, e in effetti a prima vista questa sembra un'annata di riflusso, visto che il Verona chiude con un 6°posto e un'altra finale di Coppa Italia persa. Pochi capiscono che ormai basteranno un paio di ritocchi per completare un ingranaggio perfetto.
A completare l'attacco, l'agile Iorio, che nei piani di Bagnoli dovrebbe essere l'alternativa a Galderisi nelle gare interne, oppure affiancare il piccolo centravanti laddove serve il contropiede. In realtà. Jordan non convince e viene presto soppiantato da Iorio. Ne esce fuori un verona di 'fanteria leggera', dunque costretto a puntare principalmente sul contropiede, e anche se alcuni innesti come i marcatori Ferroni e Fontolan e il centrocampista Bruni sono tasselli di notevole importanza, il fatturato di reti non è ottimale. La manovra offensiva non è ancora quella che Bagnoli vorrebbe: il ventaglio di soluzioni non è abbastanza ampio. Alla vigilia la critica aveva tacciato i dirigenti di avere indebolito l'organico, e in effetti a prima vista questa sembra un'annata di riflusso, visto che il Verona chiude con un 6°posto e un'altra finale di Coppa Italia persa. Pochi capiscono che ormai basteranno un paio di ritocchi per completare un ingranaggio perfetto.
IL VERONA 1982-83 |
Il VERONA 1983-84 |
(2 - Continua)
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