mercoledì 6 novembre 2013

Revival Verona (2) - Il mago della Bovisa

Lungi da me l'idea di beatificarlo, anche perchè fra l'altro, Osvaldo Bagnoli (Milano, 3 luglio 1935), è vivo, vegeto e intellettualmente ancora più che brillante. Però sentire paralleli fra il Verona attuale e la grande squadra da lui costruita (o forse meglio sarebbe dire assemblata) con la pazienza degli artigiani, mi fa pensare che si è perso il senso delle proporzioni. Non so quanto durerà ancora in campionato l'Hellas di Mandorlini, magari arriverà anche in fondo al torneo nelle prime 7-8 posizioni, ma non è nemmeno parente di quel meccanismo perfetto che il "Mago della Bovisa" costruì, pezzo dopo pezzo e movimento dopo movimento, dal 1981-82 in poi.
Che era un altro calcio, lo abbiamo già detto. Ma è giusto ribadirlo. E per capire cosa fosse e come nacque quel Verona andiamo alle origini.
Estate 1981. Il Verona ha appena ottenuto in B una salvezza abbastanza sofferta con Giancarlo Cadè (di lui abbiamo parlato pochi post fa. Qui). C'è da rifondare, e per puntare alla promozione viene chiamato il tecnico che ha appena riportato in A il Cesena. Bagnoli, appunto, che all'epoca ha 46 anni, e (non è un fattore decisivo, ma aiuta), aveva giocato a Verona nella sua carriera passata di calciatore.
La rosa che trova è questa che segue. In neretto ci sono i giocatori che resteranno fino allo scudetto; in rosso quelli ceduti all'arrivo del mister.
Portieri: Paolo Conti e Franco Paleari
Difensori: Carmine Gentile, Mauro Joriatti, Emidio Oddi, Tazio Roversi, Roberto Tricella, Sergio Guidotti
Centrocampisti: Adriano Fedele, Fabio Ferri, Walter Franzot, Francesco Guidolin, Giacomo Piangerelli, Gabriele Valentini
Attaccanti: Luigi Capuzzo, Nicola D'Ottavio, Stefano Rebonato, Enzo Scaini, Nerio Ulivieri, Luciano Venturini
Siamo in un'epoca in cui difficilmente le rose delle squadre vengono rivoluzionate, ma in estate il Verona fa un giro di valzer da calcio moderno.

Ecco la rosa 1981-82
Portieri: Claudio Garella e Aldo Vannoli
Difensori: Alberto Cavasin, Sergio Guidotti, Franco Ipsaro Passione, Giuseppe Lelj, Emidio Oddi, Roberto Tricella
Centrocampisti: Antonio Di Gennaro, Adriano Fedele, Francesco Guidolin, Mauro Marmaglio, Carlo Odorizzi, Giacomo Piangerelli, Pierluigi Valente
Attaccanti: Sauro Fattori, Mauro Gibellini, Luigi Manueli, Domenico Penzo.
Consuntivo: 13 acquisti e 14 cessioni, rifatti completamente il reparto portieri e l'attacco.

Come si vede, la costruzione della squadra che vincerà lo scudetto comincia quell'anno, con una costante: il recupero e la valorizzazione di elementi scartati dalle grandi squadre. Quando Bagnoli arriva, in rosa, di quello che saranno i futuri Campioni d'Italia ha solo il giovane libero Tricella, scartato dall'Inter. In estate arrivano il portiere Garella (che in quel momento è soprannominato "Paperella" per la sua tendenza alle topiche), e il centrocampista Di Gennaro, elemento dotato di geometrie, ma scartato dalla Fiorentina, che sta assemblando una squadra di vertice (arriverà seconda con molti rimpianti) e non ha tempo di attenderne la maturazione. La differenza però la faranno la grande annata del capitano Guidolin (9 reti da centrocampista puro) e la qualità del reparto offensivo: Penzo (16), Gibellini (13) e Fattori (5) segneranno 34 gol in tre. Mica poco. La squadra prende la testa insieme alla Sampdoria e non la molla più, anzi vince la B con un turno di anticipo e mostrando un gioco di grande qualità.
A questo punto c'è il problema di costruire la squadra per la A: Bagnoli finora ha fatto nella massima serie solo una stagione, a Como, nel 1975-76. Inizialmente 'secondo' di Cancian, aveva preso la squadra all'esonero del tecnico e non era riuscito a salvarla da una retrocessione che peraltro era già quasi certa.
Si lavora per integrare la rosa e la scelta cade su elementi che abbiano due caratteristiche: hanno già conosciuto la A, quindi hanno esperienza di categoria, e sono stati scartati dalle rispettive squadre, dunque sono desiderosi di rilanciarsi. Arrivano così l'estrosa ala Fanna dalla Juve, l'anziano mediano Guidetti dal Napoli, l'incostante (e un po' viveur) terzino Marangon dalla Roma, l'interditore Volpati dal Brescia, e il dinamico interno Sacchetti, reduce da un secondo posto con la Fiorentina. Sono tutti giocatori che potremmo definire "di fascia media": Fanna, Sacchetti, Marangon e Guidetti sono stati tutti, con più o meno presenze, nazionali giovanili, Volpati è un giocatore di rendimento.

Per il salto di qualità, ci sono gli stranieri. in difesa Bagnoli non si fida ancora al cento per cento di Tricella e vorrebbe affidare la guida del reparto a un leader di provato livello internazionale: la scelta cade sul polacco Zmuda; come secondo straniero, Bagnoli vorrebbe un regista classico, e ai dirigenti chiede l'argentino Ardiles, che però è fuori portata. Così alla fine non viene ingaggiato un regista, ma un fantasista: il brasiliano Dirceu, anziano, ma micidiale sui calci piazzati e di classe comprovata. In realtà di straniero il Verona ne avrà di fatto uno soltanto: Zmuda si infortuna in precampionato e sarà sostituito dall'anziano Spinosi, che farà coppia centrale proprio col giovane Tricella. Il Verona parte male, perde in casa con l'Inter e all'Olimpico con la Roma, ma Bagnoli trova la quadratura e con un assetto a una sola punta (Penzo), una rarità per l'epoca, ma molto funzionale grazie ai tagli di Fanna e alle conclusioni da fuori di Dirceu, e conduce la squadra al 4° posto finale, miglior risultato di sempre (fino ad allora) che schiude orizzonti europei, e alla finale di Coppa Italia, persa contro la Juve. In realtà, il Verona 1982-83 è una squadra molto funzionale, ma non congrua alle idee tattiche di Bagnoli, tecnico che preferisce giocare con due punte (di solito una forte fisicamente e una più agile), e senza il trequartista. Non è dunque un caso, che a fine anno, in accordo con il tecnico, la dirigenza decida di variare gli assetti, cedendo Dirceu, e lasciando partire Penzo, richiesto dalla Juventus, che cede in cambio Galderisi. Al posto del brasiliano, per completare idealmente l'assortimento offensivo, viene ingaggiato lo scozzese Jordan, che dovrebbe essere il centravanti d'area.


A completare l'attacco, l'agile Iorio, che nei piani di Bagnoli dovrebbe essere l'alternativa a Galderisi nelle gare interne, oppure affiancare il piccolo centravanti laddove serve il contropiede. In realtà. Jordan non convince e viene presto soppiantato da Iorio. Ne esce fuori un verona di 'fanteria leggera', dunque costretto a puntare principalmente sul contropiede, e anche se alcuni innesti come i marcatori Ferroni e Fontolan e il centrocampista Bruni sono tasselli di notevole importanza, il fatturato di reti non è ottimale. La manovra offensiva non è ancora quella che Bagnoli vorrebbe: il ventaglio di soluzioni non è abbastanza ampio. Alla vigilia la critica aveva tacciato i dirigenti di avere indebolito l'organico, e in effetti a prima vista questa sembra un'annata di riflusso, visto che il Verona chiude con un 6°posto e un'altra finale di Coppa Italia persa. Pochi capiscono che ormai basteranno un paio di ritocchi per completare un ingranaggio perfetto.

IL VERONA 1982-83
Il VERONA 1983-84




















(2 - Continua)

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