venerdì 10 gennaio 2014

Destinacao Brazil - 1978: la Scozia vuole la Coppa (1)

"We will do our best and I think a medal of some kind will come". Nelle parole di Alistair "Ally" Mc Leod (Glasgow, 26 febbraio1931 – 1 febbraio 2004) alla vigilia della partenza c'è tutta la buona volontà delle genti delle Highlands. La Scozia può vincere il Mondiale 1978, o così almeno afferma il suo mister, con un giudizio, va detto, avallato da una buona fetta della stampa britannica. E condiviso, probabilmente, dai quei 37.000 tifosi assiepati sugli spalti di Hampden Park, solo per assistere al giro d'onore che il pullman che trasporta i 22 gloriosi predestinati percorrerà sulla pista d'atletica, prima di dirigersi all'aeroporto, dove è in attesa l'aereo per Buenos Aires.
In effetti, la Scozia di Mc Leod è ben diversa da quella di oggi, un team, per capirci, il cui allenatore, per mettere in campo 11 titolari dignitosi, deve spesso risalire alle radici scozzesi degli antenati di qualche giamaicano di First Division o del trisavolo di una riserva del West Ham. Nella stagione 1977-78, la Scozia gode una fioritura di talenti che non ha eguali nel dopoguerra. Ci sono Kenny Dalglish, Joe Jordan, Asa Hartford, Stuart Kennedy, Graeme Souness, John Robertson, Bruce Rioch, Archie Gemmil, Lou Macari. Tutti insieme, tutti selezionabili, tutti orgogliosi di vestire i colori della 'Tartan Army'. E ci sono altri due dati, a spingere l'orgoglio scozzese: l'odiata Inghilterra, eliminata nelle qualificazioni dall'Italia di Bearzot, resterà a casa, e dunque gli scozzesi saranno gli unici rappresentanti britannici sul massimo palcoscenico mondiale. Inoltre, il governo ha già annunciato che nel 1979 ci sarà l'atteso referendum sulla devolution: se tutto andrà bene, la Scozia otterrà da Londra ampia autonomia, e non c'è nulla di meglio di un bel risultato a un mondiale di calcio per solleticare il nazionalismo latente.
Ally Mc Leod è un uomo ottimista, e ha buone ragioni per sorridere e guardare avanti con un atteggiamento positivo. Forse però sarebbe utile ricordarsi anche del passato. Per esempio del fatto che il pass per il Mondiale è stato ottenuto con una vittoria 2-0 sul Galles (non proprio una superpotenza), in cui il secondo gol è stato realizzato da Don Masson del Notts County su un rigore inesistente, viziato da un fallo di mano di Joe Jordan (qui, se volete, c'è il filmato).
Ma tant'è: un popolo intero ci crede. Vuole crederci. E non mancano, anche se siamo negli anni Settanta, gli eccessi mediatici. Come la parata di Hampden, appunto, o come la scelta di indire un concorso nelle scuole britanniche per far disegnare ai bambini quella che sarà la mascotte portafortuna della squadra nel Paese delle pampas. Partecipano in 48.000, vince la 12enne Tessa Robins, di Broxted, nell'Essex. Il disegno, che vale alla povera bambina un piccolo premio in denaro e l'immortale etichetta di jettatrice ufficiale, viene mostrato dallo stesso Mc Leod in diretta tv su BBC1, e ritrae (?) il mostro di Loch Ness. Fantasia.
Rod Stewart e la squadra scozzese registrano la canzone ufficiale per i Mondiali 1978. Riconoscibili da sinistra: Willie Donnachie, Martin Buchan, Ally Mc Leod (seduto), Joe Jordan, Rod Stewart (seduto), Sandy Jardine, Bruce Rioch (seduto) Derek Johnstone, Asa Hartford e John Blackley

E tanto per non farsi mancare nulla, c'è anche il disco con la canzone ufficiale, registrato dai componenti della squadra una settimana prima di partire per l'Argentina: sul lato 'A', la mirabile performance di Andy Cameron in "Ally's Tartan Army" (con qualche strofa cattivella verso l'Inghilterra: "We're representing Britain/ And we're gaunny do or die/ England cannae dae it/'Cos they didnae qualify"); sul lato 'B', una versione di "Che serà serà" cantata dagli stessi giocatori con il cammeo nientepopodimeno che di Rod Stewart... 
Infine, l'ultima dimostrazione di come oltre Manica le cose fossero decisamente sfuggite di mano: nel 1998, vent'anni dopo la spedizione argentina, verrà svelato che la serissima "Royal Mail" aveva già preparato addirittura il francobollo commemorativo della vittoria.
Sia come sia: l'avventura nel Paese del tango comincia. Non sarà gloriosa, ma comunque sarà da raccontare. La racconteremo. Cominciando coi 22 eroi della Tartan Army che partono da Edinburgo verso Buenos Aires

Portieri: Alan Rough (1951 - Partick Thistle); Jim Blyth (1955 - Coventry City); Bobby Clark (1945 - Aberdeen). Difensori: Sandy Jardine (1948 - Glasgow Rangers); William Donachie (1951 - Manchester City); Martin Buchan (1949 - Manchester United); Gordon McQueen (1952 - Manchester United); stuart Kennedy (1953 - Aberdeen); Thomas Forsyth (1949 - Glasgow Rangers); Kenny Burns (1953 - Nottingham Forest). Centrocampisti: Bruce Rioch (1947 - Derby County); Don Masson (1949 - Notts County); Asa Hartford (1950 - Manchester City); Willie Johnston (1946 - W.B.A); Archie Gemmill (1947 - Nottingham Forest); Graeme Souness (1953 - Liverpool). Attaccanti: Kenny Dalglish (1951 - Liverpool); Joe Jordan (1951 - Manchester United); Lou Macari (1949 - Manchester United); Derek Johnstone (1953 - Glasgow Rangers); John Robertson (1953 - Nottingham Forest); Joe Harper (1948 - Aberdeen).

(1 - continua)

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