mercoledì 15 gennaio 2014

Destinacao Brazil - 1978: la Scozia vuole la Coppa (2)

Una immagine della sfida fra Scozia e Iran, terminata 1-1
Con tante speranze in tasca e tante aspettative sulle spalle, la selezione scozzese viene recapitata dal sorteggio in un gruppo sulla carta non irresistibile. Certo, ci sono gli olandesi, vicecampioni del mondo, che comunque in Argentina dovranno fare a meno di Johan Crujiff, il quale dopo un lungo tira e molla ha alla fine annunciato la definitiva rinuncia a giocare il Mondiale. Ma ci sono anche il Perù, che mister McLeod definisce senza troppi giri di parole "old men" e gli sconosciuti iraniani, etichettati senza pietà come cenerentola designata. Passano le prime due: superare il turno non è impossibile, e significherebbe automaticamente entrare nelle prime 8, il che, proclami a parte, sarebbe sicuramente un risultato in linea con le possibilità del team.
Ma le cose non vanno come dovrebbero: forse da parte di McLeod e della critica c'è stata un po' troppa leggerezza nella valutazione dei peruviani. I sudamericani, infatti, sono nel pieno della loro 'golden generation', e dopo un'ottima figura ai Mondiali 1970, hanno vinto la Còpa Amèrica nel 1975, e anche se il loro 'Grande Capo'  Hector Chumpitaz (Caňete, 12 aprile 1944), ha 34 anni ed è arretrato da centrocampista a libero, è invece nel pieno della sua parabola agonistica il fortissimo Teofilo Cubillas, sono ancora del giro i 'campeones continental' Diaz, Sotil, Cueto e Oblitas, ed alla compagnia si sono aggiunti anche un discreto portiere (naturalizzato dall'Argentina), di nome Quiroga, e un'ala imprendibile, Muňante, non per nulla soprannominato "El Jet". McLeod rifiuta con britannico sdegno di perdere il suo tempo visionando qualche allenamento dei peruviani, e asserisce di aver visto abbastanza videocassette da sapere cosa lo attende. E così, sabato 3 giugno 1978, allo stadio "Carreras" di Cordoba, davanti a 37792 spettatori gli scozzesi debuttano convinti di fare un sol boccone dei peruviani. Qualche problema in realtà c'è: in difesa mancano per infortunio gli esterni Donachie e McGrain e il centrale Gordon McQueen. Giocano Kennedy, Buchan e Burns, ma i primi due non giocano terzini da diversi anni; l'errore più grosso, però, il tecnico lo commette a centrocampo, preferendo il lavoro di spola di Masson alle geometrie di Graeme Souness, che comincia il Mondiale in panchina. Comunque, gli scozzesi partono all'attacco, dominano i primi 20 minuti, segnando con Jordan al 14°, e poi calano vistosamente, favorendo il ritorno dei sudamericani, che pareggiano con Cueto nel finale di primo tempo. Quello che spaventa i sostenitori scozzesi però è soprattutto l'incapacità dei giocatori di prendere le misure ai peruviani. Negli spogliatoi, McLeod non è di grande aiuto: l'unico consiglio 'tattico' che fornisce è "kick that ball hard and send it as far as you can" (palla lunga e pedalare...). 
Intervento di Rough contro il Perù
Nella ripresa, la gara è equilibrata, ma gli scozzesi hanno l'occasione per chiuderla quando sull'1-1 l'arbitro punisce col rigore un fallo su Rioch in area. Sul dischetto si presenta Masson, l'eroico rigorista che aveva deciso la sfida col Galles, ma Quiroga para. Psicologicamente la gara è persa; a eseguire la sentenza ci pensa Cubillas con due conclusioni d'alta scuola: un tiro dai 25 metri che si infila sotto la traversa e una punizione di esterno destro che sfidando le leggi della fisica aggira la barriera e regala ad Alan Rough, il portiere con la permanente, una giornata purtroppo indimenticabile. Intanto l'Olanda si è liberata dell'Iran, il che rende molto precaria la posizione della Tartan Army nel girone. 
E mentre la vittoria peruviana ispira a Lima film e fumetti, a distruggere definitivamente il morale degli scozzesi ci pensa il controllo antidoping, che rivela la positività di Willie Johnston alla fencafamina. Il centrocampista viene addirittura trattenuto dalle autorità argentine in attesa di processo, anche se lo scandalo, sul piano sportivo, si sgonfia parzialmente: come abbiamo già accennato qui, il buon Willie (autore di una prova non certo indimenticabile contro i peruviani) è un grande intenditore di whisky ed emerge che la sostanza proibita è stata assunta tramite l'ingestione di Reactivan, un farmaco che facilita il superamento degli stati di ebbrezza. L'ambasciata britannica ottiene l'estradizione, e Johnston torna a casa. Il 7 giugno gli scozzesi hanno l'opportunità di rifarsi contro l'Iran: McLeod persevera nell'errore: migliora il tasso tecnico della squadra con l'inserimento di Gemmill per Masson, ma lascia ancora fuori Souness, per cercare lo sfondamento con le tre punte, inserendo Robertson. La squadra palesa ancora una volta una grande difficoltà di manovra, e solo nel finale di primo tempo riesce a passare in vantaggio con un'autorete abbastanza comica nella sua dinamica, segnata dal difensore Eskandarian. Nella ripresa però, Danaeifard al 60° pareggia e mette a nudo tutta la pochezza degli scozzesi, scatenando cori rabbiosi dagli spalti ("What a waste of money" - che spreco di soldi; e "Ally give us money back" - Ally ridacci i nostri soldi). Il risultato non cambia più. 
Il giorno dopo la gara, la comica finale: ad Alta Gracia, sede del ritiro degli scotsmen, l'atmosfera è, comprensibilmente, plumbea. McLeod cerca di rasserenarla durante la conferenza stampa, avvicinandosi a un cane e accarezzandolo: "Almeno è rimasto questo cane a volermi bene": la bestia si gira e gli morde un dito.
In realtà c'è ancora un barlume di speranza: il Perù, che forse allora così scarso non era, ferma sullo 0-0 l'Olanda, e lascia agli scozzesi un'ultima spiaggia: battere gli olandesi con tre gol di scarto per passare il turno. 
Stavolta McLeod fa le cose per bene (forse anche perchè conosce l'avversario più di quanto conoscesse Perù e Iran): Souness gioca, e se non altro la manovra scozzese è più fluida. Segna prima l'Olanda con Rensenbrink su rigore (gol numero 1000 del Mondiale), ma Dalglish con un tiro al volo ristabilisce la parità. Nella ripresa, Gemmill su rigore porta i blu sul 2-1, e lo stesso Gemmill, al 68°, con una serpentina che sarà eletta "miglior gol del Mondiale" (e che molti avranno visto in 'Trainspotting') realizza il 3-1. Incredibile ma vero: alla Scozia basta un altro gol per mandare a casa gli olandesi: si getta avanti, ma al 72° una bordata da lontano di Johnny Rep batte Rough e chiude il conto: la Scozia vince, ma torna a casa. E i tabloid non la risparmiano. Il Daily Record titola "Home by the back door", con un appropriato, pur se non finissimo, doppio senso.
Potrebbe anche bastare così. In realtà è giusto aggiungere ancora qualcosa, per chi volesse approfondire. Per cominciare, possiamo dire che la cronaca/storia della spedizione scozzese è ben raccontata in un libro di Graham McColl dal titolo "'78 - how a nation lost the World Cup"; è in inglese, e va ordinato oltre Manica, ma vale la pena. La tragicomica spedizione argentina ha ispirato anche due film presentati nel 1998 al Festival di Edinburgo: "The Game", incentrato sui tifosi che avevano sofferto da casa trepidando per la loro squadra, e il secondo "Argentina '78 - The Director's Cut", più centrato sui fatti calcistici, ma non privo di ironia. 
Infine, va ricordato il contributo dato dai fatti al genere letterario dell'ucronia: secondo un celebre racconto, il rigore sbagliato da Don Masson contro il Perù va invece in rete: la Scozia vince 2-1 e prosegue la sua competizione piazzandosi in semifinale. L'orgoglio nazionale è esaltato dall'ottimo risultato raggiunto e permette la vittoria del referendum sulla Devolution del 1979 (in realtà perduto), fatto che a sua volta fa decidere allo Scottish National Party di confermare la sua fiducia al governo Callaghan, che dunque non cade e non spinge il paese alle elezioni. Come conseguenza, Margaret Thatcher non viene eletta. Il resto scrivetelo voi. Io, fossi in Dan Masson, avrei qualche problema a prendere sonno.


(2 - fine)

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