giovedì 17 aprile 2014

Brendan Rodgers, l'uomo del revival?

1990, una vita fa: è l'anno delle "Notti magiche", e del Mondiale vinto dalla Germania appena riunificata; Tornatore vince l'Oscar con "Nuovo Cinema Paradiso"; Nelson Mandela torna libero dopo 20 anni di prigione; la Romania si libera da Ceausescu; Saddam Hussein invade il Kuwait e dà il via alla prima Guerra del Golfo; il PCI cambia nome e simbolo e diventa PDS. Tra gli avvenimenti di quell'anno, il Liverpool vince il suo 18° scudetto davanti all'Aston Villa.
I 'Reds' (formazione tipo: Grobbelaar; Burrows, Hysen, Alan Hansen, Venison; Nicol, Whelan, McMahon; Beardsley, Rush, Barnes, ma in squadra ci sono anche Staunton, Houghton, Molby, Rosenthal, Aldridge e il player-manager Kenny Dalglish) non possono immaginare che sarà - a tutt'oggi - l'ultimo.
Parlare del Liverpool oggi non è proprio il massimo dell'originalità: in settimana lo hanno fatto tutti. Ma anche se non è originale, è giusto: ho cominciato con una carrellata storica proprio per rendere l'idea di quanto tempo è passato. Quasi un quarto di secolo, il tempo necessario per passare dai programmi di videoscrittura per 386 all'era dei social network e della condivisione istantanea. A chi legge giudicare se il progresso valesse la candela. Qui si parla di calcio e un dato è sicuro: per quella che è tuttora la seconda squadra più titolata del calcio inglese per numero di campionati vinti, è una mezza eternità.

Andamento del Liverpool in campionato dal 1990 al 2013 (per posizione finale in classifica)
Non che i tifosi dei 'Reds' siano vissuti (solo) di stenti e di sofferenze, come magari qualcuno in questi giorni ha voluto far credere: in questi 24 anni hanno giocato due finali di Champions' League, entrambe contro il Milan, una vinta (l'incredibile 3-3 di Istanbul 2004-05, poi 6-5 ai rigori, con l'incauta mossa dello champagne di Galliani nell'intervallo), una persa di misura (1-2 ad Atene nel 2006-07). Non solo: hanno giocato cinque finali di un trofeo che in Albione vale come - se non più - del campionato, la FA Cup (1992, vinta 2-0 col Sunderland; 1996, persa 0-1 col Manchester United; 2001, vinta 2-1 sull'Arsenal; 2006, vinta ai rigori col West Ham e 2012, persa 1-2 col Chelsea). E nel conto ci sono anche una Coppa UEFA vinta nel 2001 (5-4 ai supplementari contro l'Alaves) e 5 finali di Leaghe Cup (di cui 4 vittorie nel 1995, 2-1 al Bolton, nel 2004, 5-4 ai rigori col Birmingham, nel 2003, 2-0 al Manchester United e 2012, 5-4 ai rigori col Cardiff. Unico ko nel 2005, 2-3 col Chelsea ai supplementari).

Differenziali di punteggio fra i 'Reds' e la vincente della Premier nelle ultime 24 stagion

Questo per dire che non è così giusto parlare di anni di digiuno: in Europa tante squadre farebbero la fila per prenotare 24 anni di questo tipo. Penso però che l'entusiasmo di questi giorni sia la prova di come non è solo la Premier a mancare nella bacheca del Liverpool, ma sia il Liverpool, con il suo appeal, a mancare alla Premiership e in generale al calcio europeo.
A colmare la lacuna ci prova Brendan Rodgers (Carnlough, 26 gennaio 1973), un tecnico nordirlandese che molti dipingono come un genio (The carefully chosen one è una bella definizione), forse senza ricordarsi che appena un anno fa fa moltissimi lo tratteggiavano come un fesso, sulla scia del 6° posto ottenuto a giugno 2013, con 61 punti: 28 meno del Manchester United, vincitore. 
Né genio, né fesso, perchè la verità sta sempre nel mezzo, Rodgers è sicuramente un tecnico particolare: il suo background di calciatore è quasi nullo, avendo smesso a 20 anni per problemi a un ginocchio. Si potrebbe tirar fuori la vecchia storia che per fare i fantini non bisogna essere stati cavalli, ma di sicuro arrivare ad allenare al massimo livello senza aver fatto carriera da calciatore, non è roba per tutti: bisogna avere delle idee. E Rodgers ce le ha. Si inserisce nel filone dei tecnici "estremisti", nel senso di quelli che esasperano uno dei concetti del gioco. Una categoria che sembra andare per la maggiore, visto che ne fanno parte  fra gli altri Conte (baricentro alto e linee di gioco esterne), Guardiola (possesso palla ossessivo e rinuncia al centravanti), Jorge Sampaoli (squadra con un solo difensore di ruolo), tanto per nominarne solo qualcuno. L'estremizzazione di Rodgers riguarda la verticalizzazione repentina e la qualità del gioco distribuita solo dalla metà campo in poi. La squadra in vetta alla Premier ha in difesa due centrali come Skrtel e Agger (o Sakho), due che non badano di certo a far ripartire l'azione: separano il pallone dall'uomo, e quindi lo buttano avanti, in stile inglese. In avanti, in compenso, c'è qualità in abbondanza: Coutinho, Gerrard, Sturridge, e soprattutto Suarez.
Faccio outing: chi legge il blog sa quanto da sempre stimi l'uruguayano, che a livello di semplice finalizzatore a mio modesto avviso vale quanto Messi e Cristiano Ronaldo (prima di essere accusato di bestemmia: gli altri due sono molto più multidimensionali). La vera differenza in questa squadra sono lui e Steven Gerrard, insieme a John Terry il capitano inglese per eccellenza degli ultimi 10 anni. Certo, Coutinho è un fattore importante, e in avanti Daniel Sturridge sta giocando come mai prima, ma la vera differenza la fanno loro due. E proprio perchè sono solo in due, è lecito ancora chiedersi se il digiuno dei Reds in campionato davvero si fermerà a 24 stagioni. La data da segnare è il 27 aprile: ad Anfield arriverà il Chelsea di Mourinho, uno che tatticamente vale più di Sturridge e a cui non è mai fregato niente di rovinare le feste al prossimo. "Don't Worry", cantava in quel 1990 Kim Appleby. Il 2014 sarà l'anno del revival? In tanti si augurano il ritorno dei Liverpool. Ma mettere dietro il Chelsea non è esattamente la stessa cosa che precedere l'Aston Villa...

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