mercoledì 18 febbraio 2015

Genova, 6 novembre 1983 - il derby della scimmia

La scimmietta "Eloi" al giro di campo poco prima del calcio d'inizio
Ci sono derby che entrano nella storia per la loro importanza sul campo, e ce ne sono altri che entrano nell'immaginario collettivo al di là del loro peso sull'economia di un campionato. A Genova, città abituata a vivere le sue stracittadine in modo viscerale, ma sempre all'insegna del goliardico sfottò più che dell'odio sportivo, i secondi sono sicuramente in maggioranza.
E c'è una data che i tifosi doriani, a distanza di oltre trent'anni, si ricordano ancora e si tramandano di padre in figlio, con l'etichetta di trionfo della goliardia: quella del 6 novembre 1983.
Si gioca il derby, fra la Samp di Renzaccio Ulivieri, tornata in A l'anno prima e subito proiettata a ridosso delle prime posizioni (arriverà sesta), e il Genoa di Gigi Simoni, che dopo essersi salvato in extremis, e per gentile concessione della Roma l'anno precedente (pareggio 1-1 nella partita che dà in un sol colpo lo scudetto ai giallorossi, con le tifoserie - gemellate - che espongono striscioni stile "W la Roma campione d'Italia, W il Genoa in serie A"), si barcamena nelle posizioni di retroguardia alla ricerca della salvezza (che non arriverà: i rossoblù, terzultimi, scenderanno in B).
Ci sono momenti che segnano un'intera stagione. Quella del Genoa si decide a luglio, quando il presidente Renzo Fossati manda mister Simoni "in missione" in Sudamerica, per cercare un giocatore in grado di far compiere alla squadra il salto di qualità. Purtroppo per lui, Simoni ha avuto occasione di osservare il confronto fra Vasco da Gama e Milan, disputato nell'ambito del "Mundialito", in cui un centrocampista vascaino, tale Francisco Chagas Eloia, per tutti Eloi (Andradina, Brasile, 17 febbraio 1955) gioca la partita della vita e segna un gol bellissimo. Qualche intermediario senza scrupoli vede il Gigi genoano gongolare e si frega le mani, gli fornisce qualche nastro preparato ad hoc, lo ingolosisce con qualche aneddoto ben raccontato ("questo qui in allenamento palleggia con i limoni", il più famoso), e il pacco è pronto. Simoni si lascia convincere e conferma a Fossati che il centrocampista fa proprio per loro: "Un campione. Lo prendiamo".
Eloi viene accolto con entusiasmo dai supporters rossoblù (sono in 5.000 ad accoglierlo in aeroporto), dai giornalisti, dagli allenatori e dai compagni di squadra. Per lasciargli spazio, viene ceduto René Vandereycken all’Anderlecht per 300 milioni. Lui si gode il momento di notorietà e la spara grossa affermando di essere “una via di mezzo tra Zico e Falcao”.
Il suo bluff cade dopo i primi allenamenti. Nonostante un aspetto da duro (baffi, fisico asciutto e sguardo fra il truce e il cinico), in campo lo caratterizza una marcata mancanza di aggressività, e un incedere felpato un po' buffo, quasi scimmiesco. Che non sfugge a un fantasioso capo ultrà della Sampdoria, Claudio Bosotin, che ha una pensata geniale.
La coreografia dei tifosi sampdoriani. Da notare gli stendardi 'lato B'
La mette in pratica nel derby, come ciliegina sulla torta di una coreografia da manuale del tifoso. Si comincia con l'altoparlante che scandisce i nomi dei giocatori, e a ogni giocatore sampdoriano nominato, in curva compare uno stendardo che ne raffigura l'effigie. Quando però vengono scanditi i nomi del Genoa, ecco che dal nulla appaiono undici stendardi raffiguranti... dei culi.
Non bastasse, quando lo speaker pronuncia il nome di Eloi, ecco che a bordo campo fa la sua comparsa Bosotin, con a fianco qualcosa vestito di rossoblù: una scimmietta con la maglia numero dieci, "recuperata" grazie a un amico che lavora in un circo.
Il riferimento alla strana camminata di Eloi è palese, e strappa, occorre dirlo, sorrisi e applausi anche a più di un tifoso genoano.
Non è la giornata del Genoa, si è già capito. E la partita lo conferma: al 16° Marocchino scende sulla fascia sinistra e crossa teso per Mancini, anticipato però da un perentorio destro di Mario Faccenda, che infila il proprio portiere. Al 58° raddoppia proprio Mancini in azione personale: non c'è confronto, e se volete potete vedere i due gol qui. Eloi entra al 77° e gioca maluccio, ma grazie alla trovata di Bosotin, ha comunque un posto nella storia.
Il derby del 6 novembre 1983 passerà agli annali come "Il derby della scimmia". Qualcuno a Genova ne parla ancora.
Sull'esito della stagione per le due squadre, abbiamo già detto. Ma che dire di Eloi? Ribattezzato dai suoi tifosi "Lo sciagurato Chagas", resterà in rossoblù due stagioni, 1983-84 e 1984-85, giocando 17 partite in ognuna, per un totale di 34, e segnando zero gol in ognuna, per un totale di zero. Con lui il Genoa retrocederà in B il primo anno e fallirà il ritorno in A la stagione successiva. Tornato in Brasile, al Botafogo, girerà poi il mondo, con un'altra tappa in Europa al Porto (è in panchina nella finale di Coppa Campioni vinta dai portoghesi con il celebre gol di Madjer), e quindi al Boavista. Torna in Brasile definitivamente nel 1990, ma con Fluminense, Fortaleza e Cearà proseguirà la sua non indimenicabile carriera fino al 1996. Attualmente fa il procuratore ma nessuna squadra italiana ha ancora provato a "fornirsi" da lui. Un motivo ci sarà.

Serie A, campionato 1983-.84, 8^ giornata di andata
Genova, Stadio "Luigi Ferraris", 6 novembre 1983
SAMPDORIA-GENOA 2-0

MARCATORI: 16° aut.Faccenda; 58° Mancini

SAMPDORIA (1-3-4-2): Bordon, Galia, Vierchowod; Pari, L.Pellegrini, Renica; Marocchino (64°Zanone), Scanziani, Mancini (89°Bellotto); Brady, Casagrande. A disp.: Rosin, Guerrini, Chiorri. All.: Ulivieri

GENOA: (1-3-4-2): Martina, Romano (77°Eloi), Testoni; G.Corti, Onofri, Faccenda; Viola, Mileti (48°Policano), Antonelli; Benedetti, Briaschi. A disp.: Favaro, Canuti, Rotella. All.: Simoni

ARBITRO: Barbaresco di Cormons



1 commento:

  1. In certi casi il confine fra goliardia e volgarità è assai sottile: qui venne ampiamente oltrepassato.

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